Una tavolata che vede giulivamente radunati ANGELO MARELLO e un gruppo di cari amici: ne ricordo solo qualcuno, con predilezione per gli ex-corridori ciclisti Italo Zilioli (2° da sinistra), Nino Defilippis (2° seduto a destra) e Franco Balmamion (1° seduto a destra), oltre allo chansonnier Gipo Farassino (1° in piedi a destra, col braccio sulla spalla di Angelo). Appassionato di calcio (soprattutto del " Torino" di... ieri: Claudio Sala, Zaccarelli, Fossati, Crippa, Cereser, Rampanti, Vieri, Ferrini e tanti tanti altri), ma appassionatissimo di ciclismo, ANGELO merita un quadro a tutto tondo, che un giorno gli dedicherò.
Per intanto ricordo suo fratello STEFANO
(Vesime d'Asti 1927 - Torino 2004)
Stefano quanto ? Stefano quando ?
Stefano tanto Stefano ora
Stefano tutto Stefano ancora
Stefano sempre
Stefano terra Stefano dove ?
Stefano vigna Stefano qui
Stefano Langa Stefano ciao !
Vitis Sancti Stephani Ad Belbum Vita
" La vite di Santo Stefano Belbo (è) vita "
La famiglia Marello ha vissuto alcuni anni a Santo Stefano Belbo, centro langarolo dove sono nati Angelo e Cesare PAVESE (1908 - Torino 1950). Uno dei più cari amici dello scrittore, forse il più caro, era il compaesano Pinolo SCAGLIONE (il "Nuto" della Luna e i falò): ho avuto il grande piacere di incontrarlo alcune volte e abbiamo parlato quasi solo di "Pavèis", del quale condivido soprattutto la passione per la cultura classica greco-latina e l'amore... folle per la campagna ("Rimuginavo che non c'era niente di più bello di una vigna ben zappata, ben legata, con le foglie giuste e quell'odore della terra cotta dal sole d'agosto . . . Io sono scemo, dicevo, da vent'anni me ne sto via e questi paesi mi aspettano. Mi ricordai la delusione ch'era stata camminare la prima volta per le strade di Genova - ci camminavo nel mezzo e cercavo un po' d'erba . . . un canneto, un odor di fascina, un pezzo di vigna, dov'erano?" - "I grilli e le cicale mi cantavano nel sangue, davano voce all'estate, vivevano" - "Ogni parola che sa di campagna mi tocca e mi scuote": proprio come succede al sottoscritto).
Conservo come una reliquia la fotografia che ritrae Pinolo con il suo leggendario clarino. Il nome di "Nuto" costella in lungo e in largo La luna e i falò (1950), l'ultimo libro di Pavese. Ecco due paragrafi del II capitolo:
Conservo come una reliquia la fotografia che ritrae Pinolo con il suo leggendario clarino. Il nome di "Nuto" costella in lungo e in largo La luna e i falò (1950), l'ultimo libro di Pavese. Ecco due paragrafi del II capitolo:
"Nuto il falegname del Salto, il mio complice delle prime fughe a Canelli, aveva poi per dieci anni suonato il clarino su tutte le feste, su tutti i balli della vallata. Per lui il mondo era stato una festa continua di dieci anni, sapeva tutti i bevitori, i saltimbanchi, le allegrie dei paesi.
Da un anno tutte le volte che faccio una scappata passo a trovarlo. La sua casa è a mezza costa sul Salto, dà sul libero stradone; c'è un odore di legno fresco, di fiori e di trucioli che, nei primi tempi della Mora, a me che venivo da un casotto e da un'aia sembrava un altro mondo: era l'odore della strada, dei musicanti, delle ville di Canelli dove non ero mai stato".
Da un anno tutte le volte che faccio una scappata passo a trovarlo. La sua casa è a mezza costa sul Salto, dà sul libero stradone; c'è un odore di legno fresco, di fiori e di trucioli che, nei primi tempi della Mora, a me che venivo da un casotto e da un'aia sembrava un altro mondo: era l'odore della strada, dei musicanti, delle ville di Canelli dove non ero mai stato".